Avevo pensato di non scrivere di Eluana, che davvero fosse il momento del silenzio e della pietà. Poi, ragionatoci un po’ credo che invece sia questo il momento giusto per parlare, se non di lei, almeno della morte, perché, come suzukimaruti, anch’io penso un po’ al funerale, al mio funerale, come ad un’occasione in cui la gente si ritrova, e mangia e beve, e magari chi era con me ripensa a quando al liceo mi scappò una scorreggia in presidenza, per dire.
E poi credo che l’esortazione al silenzio sia anche un po’ ipocrita, per chi da un lato non ha esitato a fare di Eluana una clava da brandire sul misero scenario della politica, ma anche per chi fino a ieri ha sostenuto che Eluana è morta diciassette anni fa.
Forse le cose non sono così semplici e schematiche, forse le posizioni non sono così nette come la politica suggerisce, perché la maggior parte delle persone non ha una poi le stesse certezze che sembrano avere i Gasparri della situazione. Forse perché peggio di perdere per sempre qualcuno che amiamo c’è solo il pensiero che per rimanere con noi debba soffrire le pene dell’inferno, e queste sono cose che purtroppo toccano tutti prima o poi.E così, mentre sono convinto che la politica di solito rispetti a pieno la realtà del paese, stavolta no: questa è stata una di quelle volte in cui gli italiani sono stati molto meglio di chi li rappresenta. E non mi sembra capiti molto spesso.
In questi giorni, in tanti, da Panebianco sul Corriere, all’adorabile Pulsatilla, osservano con molte ragioni che forse una legge non è necessaria come molti vogliono farci credere, in fondo la questione potrebbe essere risolta col buon senso dei medici e dei famigliari, come succede centinaia di volte ogni giorno – quante volte un medico intelligente e caritatevole suggerisce ai congiunti di un malato terminale di “portarselo a casa”? Non è questo uno dei casi dove il buon senso suggerisce una naturale soluzione a problemi altrimenti angoscianti?
Io ammetto la ragionevolezza di queste argomentazioni – sono di buon senso, infatti, ma non mi convincono. Io credo che la legge sul testamento biologico sia necessaria, e quando sarà possibile io certamente ne redigerò uno. Fino ad allora, valgano queste semplici disposizioni: per Corrado Agusto, quando un medico avrà accertato la presumibile impossibilità di ritornare ad uno stato di coscienza, staccate tutto.
Fermate le macchine, levate il sondino, e spegnete pure la luce prima di andare, grazie.
Non per paura di soffrire inutilmente, perché nel caso ho la fondata speranza di essere talmente incosciente da non potermene rendere conto, ma per sottrarre una responsabilità simile dalle spalle di persone care che non vorrei schiacciare da un simile atroce dilemma. Io stesso dovessi decidere per un congiunto, perderei la spavalda sicurezza di qualche riga fa per lo sgomento di dover prendere una decisione comunque disumana.
Tanto basta per me.