Ai raffinati politologi di twitter

Ennesima morte all’ILVA.

Niente da dire di sensato di fronte alla tragedia di una città (e di una provincia) che si lacera nel conflitto fra diritto alla salute e diritto al lavoro, come se morire di fame o di malattia/infortunio sia un’alternativa accettabile.

Solo una domanda, però: chi è l’unico leader nazionale venuto a Taranto in campagna elettorale?

“E’ il primo passo verso una trasformazione profonda, che giungerà a mutare sostanzialmente il volto e la vita de mezzogiorno, del mezzogiorno agricolo, povero, fermo da troppi secoli all’avara civiltà dell’ulivo”.

La costruzione dell’ILVA in un video fenomenale

(via avetrana.org)

noiseFromAmerika sul caso Taranto

Segnalo un post molto ben documentato (e aggiornato) sul disastro ambientale tarantino, le sue probabili cause, e anche qualche proposta per cambiare le cose.

Impressionanti, per chi non li leggesse quotidianamente nella realtà, i dati sulla probabilissima correlazione  statistica inquinamento-neoplasie:

Recentemente, dopo le numerose pressioni mediatiche, sono stati pubblicati i dati del neonato Registro dei Tumori Jonico Salentino. I risultati sono agghiaccianti. In epidemiologia l’indicatore che si usa per capire quanto è rischiosa una area industriale per la popolazione circostante è lo Standardized Mortality Ratio (SMR), che è il rapporto tra la percentuale di mortalità per una data patologia osservata nell’area di interesse e la mortalità attesa di tale patologia in una popolazione media. Come evidenzia la tabella sotto indicata, a Taranto, per la popolazione maschile il SMR è costantemente superiore a 100 in tutti i periodi di studio.

I risultati delle analisi sono praticamente analoghi alle conclusioni dell’Unità di Statistica ed Epidemiologia della ASL TA/1 nel periodo 1998-2002 (Bollettino Epidemiologico n°6, S.C. Statistica ed Epidemiologia ASL TA, Dipartimento di Prevenzione ASL TA, dicembre 2005).

 

La buona politica

La norma che obbliga l’ILVA ad abbattere le sue emissioni inquinanti di diossine e nitrofurani ora è legge.

Ilva: Vendola mantiene la promessa

La Regione ha approvato un disegno di legge che prevede una drastica, ancorché progressiva riduzione dei limiti complessivi delle emissioni di diossine e furani dagli attuali 10 nanogrammi, a 2,5 nell’aprile 2009, e 0,4 nell’anno successivo.

Il ministro Prestigiacomo non sembra prenderla benissimo:

”Il disegno di legge proposto da Vendola sull’Ilva di Taranto, se approvato dal Consiglio regionale – dice il ministro – implicherebbe la chiusura dello stabilimento entro 4 mesi: un dato – aggiunge – che il presidente della Regione Puglia ben conosce e che rischia di innescare un problema sociale di enorme portata per Taranto e per la Puglia”. ”I limiti di emissione per diossine e furanni (0,4 ng a metro cubo) – aggiunge anche il ministro – sono previsti dal Protocollo di Arhus oggetto della Decisione del Consiglio dell’Unione Europea 2004/259/CE del 19 febbraio 2004. Nell’annesso VI del Protocollo si prevede che i termini per l’applicazione dei valori limite per le fonti fisse sono fissati in 8 anni dall’entrata in vigore della Decisione, cioe’ nel 2012”

Nel frattempo, come segnalato anche da Daniele, il pluri-pregiudicato incaricato dal ministero di valutare l’istruttoria per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale è stato rimosso.

Giochi di Prestigiacomo

Sul numero in edicola de L’Espresso c’è un agghiacciante articolo sulle nomine effettuate dal ministro Prestigiacomo alla Commissione IPPC che dovrà rilasciare le Autorizzazioni Integrate Ambientali necessarie per l’attività di almeno 200 stabilimenti in Italia, fra cui l’ILVA di Taranto.

A questa istruttoria, il neo nominato presidente Dario Ticali, ha designato l’ingegnere Bonaventura Lamacchia.

amacchia ha un curriculum giudiziario di tutto rispetto. Calabrese, deputato nella XIII legislatura per la lista Dini, poi Upr con Cossiga e infine Udeur, è stato condannato a 2 anni e 5 mesi, pena patteggiata, come ad e presidente del Cosenza calcio. I reati? False fatturazioni, costi inesistenti riferiti a documenti contabili mai esistiti, ricettazione, falso in bilancio, falso ideologico, evasione fiscale quantificata dalla Guardia di Finanza in oltre 30 miliardi di lire.

E ancora:

Nel 2002, dopo un anno di latitanza trascorsa tra Bratislava, Bari e Milano, venne arrestato. Fu condannato nel 2004, pena patteggiata, a 2 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta e tentata estorsione: aveva distratto, destinandoli ad altre società, circa 2 miliardi di lire dalla Edicom e dalla Edilrestauri.

Per tacere del resto: in commissione c’è un magistrato del Tar che poi dovrebbe decidere di eventuali ricorsi alle decisioni della IPPC stessa, e anche un funzionario dell’ENEL, azienda che presenterà in commissione almeno 50 istanze di A.I.A. per i suoi stabilimenti.

Qui trovate l’articolo completo.

P.S. sarò malpensante, ma l’ultima frase dell’articolo meriterebbe qualche approfondimento maggiore.

I membri dell’ex organismo azzerato erano tutti studiosi di chiara fama.

Per Taranto

Firmiamo l’appello promosso dalla sezione di Taranto dell’A.I.L., associazione italiana leucemie. Un grazie a Daniele per la segnalazione. Lo trovte qui.

rossa-in-tutti-i-sensi

Della Cai e del mostro di Taranto.

C’è qualcosa d’inquietante nella presenza di Riva nella cordata Alitalia, molti infatti lo interpretano come l’obbligato “ringraziamento” per l’intervento del ministro Prestigiacomo in favore dell’ILVA di Taranto, di cui Riva è proprietario. Ma non solo.

Nel 2007, i rilevamenti effettuati per conto della Regione Puglia da parte dell’ARPA (agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente) mostravano valori elevatissimi di diossina nell’aria, pur se inferiori ai valori massimi previsti dal D.Leg 152/06. La Regione propone quindi al ministero dell’Ambiente di fissare limiti più stretti per l’emissione di diossine, e di adeguare i limiti italiani a quelli fissati dai paese più avanzati in materia di protezione dell’ambiente. E tutto ciò, proprio in sede di rilascio dell’AIA, l’Autorizzazione Integrata Ambientale necessaria all’ILVa per continuare a produrre.

“Tuttavia, una volta ottenuti i risultati si è posta la questione del confronto dei livelli riscontrati con i valori limite indicati dalle normative vigenti: il problema sorge dall’impossibilità di raffrontare il valore della concentrazione totale dei 17 congeneri previsti dalla norma, corretta per la tossicità equivalente (I-TEQ), con il limite di legge del D.Lvo 152/06, pari a 10 ng/m3, che si riferisce invece alla concentrazione totale di tutti i 210 congeneri di diossine e furani.”

(Governatore Vendola al ministro Pecoraro Scanio)

Non se ne fa niente.

I nuovi rilevamenti effettuati nel 2008 riportano valori di diossine ancora più elevati, la Regione Puglia minaccia di legiferare autonomamente il recepimento dei valori limite indicati nella convenzione di Aarhus, così come fatto dalla Regione Friuli Venezia Giulia per lo stabilimento ex-Lucchini. In particolare i nuovi limiti sarebbero di 0,4 ng/m3 espressi in tossicità equivalente.

Ecco quindi piombare sulla vicenda Il ministero dell’ambiente della nostra Prestigiacomo che scrive nel settembre 2008 all’ARPA Puglia contestando i valori riscontrati:

«Le campagne di rilevazione effettuate – è scritto – non possono essere ritenute valide ai fini dell’individuazione di specifiche criticità ambientali e per imporre limiti più elevati rispetto a quelli definiti dalle norme o raggiungibili con le migliori tecniche disponibili».

(Taranto sociale)

«Ci hanno contestato che nel 2005 e nel 2006 sono state effettuati dei campionamenti non coerenti con quanto prevedeva la legge del 2007» risponde il direttore dell’ARPA Assennato. «Sinceramente non so come facevamo ad adeguarsi a una legge che non esisteva ancora».

Insomma, non si può fare. I limiti rimangono quelli e l’inquinamento pure, anzi peggio.

Il tutto viene subito dopo lo stravolgimento del testo unico in materia di sicurezza sul lavoro (voglimo parlare dei morti all’ILVA?) e l’accentramento di tutte le autorizzazioni a produrre (le AIA di cui sopra, prima anche regionali). Ora, di fronte al progetto del Governo di chiedere un rinvio della firma del protocollo UE sul rispetto del trattato di Kyoto, risuonano familiari le parole che Riva scrisse già nel dicembre 2007 al governo:

In una lettera al Governo del 14 dicembre Emilio Riva avverte che l’eventuale riduzione delle emissioni di anidride carbonica comporterebbe “la necessità di fermare parte significativa degli impianti in uso. Il personale – afferma – colpito da tali riduzioni non potrebbe essere inferiore, anche nell’ipotesi più conservativa, alle quattromila unità”…

(fonte politicamentecorretto)

Il che rappresenta esattamente la visione del governo: leggete pure qui.

Povera Italia, e povera Taranto.