Non esistono soluzioni semplici per problemi complicati.
Le dimissioni di Veltroni aprono un periodo difficile e pericoloso per la sopravvivenza stessa del progetto pd. Veltroni ha fallito quando dopo la sconfitta del 13 aprile non ha continuato nel cammino di rinnovamento del partito ma si è fatto mettere sotto tutela dagli exds ed ex-dl in un coordinamento nominato col manuale cencelli in mano i quali ora, invece di dimettersi anch’essi, reggeranno beatamente il partito. I punti cardine del suo progetto sono stati rimessi in discussione al punto che si è tornati all’idea dell’ulivo, dell’anti-berlusconismo giudiziario di maniera, del partito fatto di tesserati e tutte le amenità varie che hanno contraddistinto gli ultimi 30 anni di politica ex dc ed ex pci. Ma il Pd non era nato per quello, e Veltroni mai potrebbe fare il segretario in uno scenario simile: il fatto che lui abbia segnato il passo nel cammino che ha lui stesso tracciato è la colpa che lo condanna oggi alle dimissioni.
Veltroni ha fallito, ma non solo lui: il suo è l’ultimo dei fallimenti di una generazione di ex-pci che fra tante cose buone che adesso non mi vengono in mente (a voi?) ha commesso tali e tanti disastri da meritarsi un pensionamento anticipato da parecchi anni, almeno da piazza Navona in poi, e non parlo del 28 ottobre scorso ma di molto tempo prima. Solo il clamoroso fallimento berlusconiano del quinquennio 2001-2006 ha rimesso in sella quasi per miracolo una classe politica che ormai avrebbe dovuto essere cancellata dalla storia ma che, organizzatasi militarmente unicamente per la sua perpetuazione,è ancora qui a far danno.
Veltroni ha fallito, e nella conferenza stampa di oggi forse per indole, forse per convenienza, si è assunto tutte le colpe rinunciando ad un’analisi che chiunque non faccia parte di quella ghenga non fa fatica ad esprimere con un generico qualunquista ma non per questo meno giustificato “tutti a casa”.
Il problema è che questi qui non hanno alcuna intenzione di andarsene, ma anzi, dopo un Fransceschini ad interim, di continuare il giochino con il Bersani di domani, allo stesso modo del Veltroni di ieri – tutti allineati e coperti alle posizioni di comando in cambio della propria benedizione.
Questa sarebbe così la vera fine del Pd come lo volevamo, con gli ex dl fuori dal partito insieme all’Udc nuovo alleato e un nuovo candidato premier alla Prodi,o chissà, magari ancora lui.
Speriamo almeno ci vengano risparmiati Cento, Diliberto e compagnia cantante….