Il Pd che verrà, o quello che è sempre stato

Il ruolo del PD durante il governo Monti, e, ancor più importante, in quello che verrà:

Fassina dovrebbe fare proprio il timore espresso giorni fa da D’Alema: se non ci candidiamo come Pd alla leadership della stagione che si apre, altri poi ne coglieranno i frutti. Se non saremo in grado di proporci come i più legittimi continuatori del tentativo riformista promosso dal presidente del consiglio e dal capo dello stato, potremo al massimo aspirare al ruolo di portatori d’acqua. Portatori d’acqua. Questo è il destino, minoritario, al quale si autocondanna chi si attesta su una estremità delle possibili opzioni progressiste, liquidando altezzosamente un decennio di ricerca di allargamento culturale ed elettorale (appunto, la Terza via) come vile resa al neoliberismo.

Coerentemente col disegno originario di andare presto al voto con Di Pietro e Vendola, questa linea assegna al Pd, nel mutato scenario, solo la parte di contrappeso di sinistra alle scelte di Monti. Ma questo è quello che farà la Cgil. Il Pd non può perdere l’irripetibile opportunità di rivolgersi con proposte adeguate a tutta la società italiana, compreso il confuso elettorato in fuga dal centrodestra, per collocarsi nel luogo dell’egemonia: al centro. Non nel senso politico-geometrico della parola, ma nel senso di grande corpo centrale del paese, la pancia e il cuore dell’Italia.

(Stefano Menichini, per il IlPost)

Siamo il paese della santa romana chiesa, in fondo – e dei medici obiettori

Dall’inizio del prossimo anno verrà commercializzata anche in Italia una pillola anticoncezionale simile alla cosiddetta pillola del giorno dopo, che però può essere assunta con efficacia fino a cinque giorni dopo un eventuale rapporto non protetto.

Il prodotto, chiamato ellaOne, è soggetto a ricetta medica non ripetibile, ma per la sua prescrizione è necessario un test di gravidanza positivo, malgrado la pillola non abbia dimostrato alcun effetto potenzialmente pericoloso per la salute della mamma, o dell'(eventuale) nascituro.

Al militare si diceva: “Complicare il semplice con l’inutile, per renderlo impossibile”, Insomma, giusto  per rendere le cose più complicate, in un momento spesso di grande agitazione e incertezza per i potenziali genitori.

“L’effetto di questo nuovo contraccettivo d’emergenza, rispetto alla pillola del giorno dopo già in uso in Italia, è nettamente superiore in termini di potenza d’azione e di durata e la sua efficacia arriva fino, appunto, a cinque giorni dal rapporto non protetto”, ci ha spiegato Gian Benedetto Melis, Direttore della Clinica Ostetrica dell’Università di Cagliari e membro del gruppo di lavoro per la contraccezione d’emergenza della Sigo, che abbiamo contattato questa mattina per un commento alla notizia del sì dell’Aifa alla commercializzazione in Italia di ellaOne.
“In parole semplici – continua  Melis – se si prende nel momento sbagliato, ovvero ad ovulazione già avvenuta, il farmaco non può più interferire con la gravidanza e diventa inutile”.

È lecito chiedersi se ellaOne potrebbe portare problemi, nel caso la gravidanza non dovesse essere scongiurata per un’assunzione tardiva, al feto e dunque al nascituro. Ma risultati internazionali sembrano già indicare che non c’è rischio neanche in questo senso. “I dati finora disponibili – conferma Melis – sembrano dimostrare che non ci sia effetto teratogenico del farmaco”.
“Questo contraccettivo di emergenza è un attivatore dei recettori del progesterone, e la sua azione è dunque specifica per questi ultimi. Per questo in realtà la concentrazione assoluta di principio attivo è relativamente bassa. Infatti il farmaco quasi non dà effetti collaterali: causa meno nausea del Levonorgestrel, e non provoca il gonfiore che ogni tanto si manifesta con la pillola del giorno dopo”, ha continuato Melis. “In sostanza l’effetto collaterale più grande di ellaOne è quello che possa fallire!”, ci ha detto ancora con una battuta.

 

 

 

 

150 anni, parecchi da dimenticare

Le opere pubbliche non si completano, le gare d’appalto non si bandiscono, ma se c’è una cosa inutile , se non dannosa, puoi star certo che l’amministrazione Maggi la farà per certo, con caparbia determinazione.

 

 

Il dilemma Monti

Non so mi fa più tristezza l’entusiasmo per il governo Monti di una metà della classe politica, che così ammette la propria incapacità a governare, o la pervicace resistenza dell’altra parte, che ancora non vuole arrendersi alla propria, incapacità.

Spread per principianti

Lo spread spiegato ai profani come nessuno mi pare avesse ancora fatto. Da noiseFromAmerika.

Da quando la parola spread è divenuta di uso corrente su  radio e televisione, girano su giornali e tv almeno tre bufale che oltre a disinformarci alla fine possono anche farci del male.

Spesso saranno semplice frutto di ignoranza, ma di certo altre volte sono cavalcate per colpire il governo. Nessuna difesa del pessimo governo Berlusconi-Lavitola, tutt’altro,  ma in questa situazione queste dichiarazioni in libertà  possono anche contribuire ad influenzare i mercati e alla fine rendere un cattivo servizio a tutti gli italiani svalutandone subito i risparmi e nel futuro aumentando la probabilità di default del paese. Il governo sta già impegnandosi al massimo per questo, sarebbe quindi auspicabile che opposizione, confvarie e media non lo aiutassero: non ne ha assolutamente bisogno.

La crisi in poche parole

Le istituzioni europee non vogliono più Berlusconi, ormai è chiaro. Anzi, non lo vuole praticamente più nessunom anche all’interno del Pdl. Fanno eccezione solo quelli più preoccupati più della propria posizione attuale che del medio periodo: i miracolati e i peones (per capirci: Scilipoti e dintorni) del futuro se ne fottono, tirano a campare il più possibile e amen.

Gli altri invece, intesi come  i quadri, i ras locali, le figure di medio peso, si rendono conto che l’impero berlusconiano è alla fine, e un ricambio, finalizzato a recuperare consenso sino alle elezioni del 2013 sarebbe molto meglio per loro. Naturalmente non lo possono dire apertamente, ma a saper leggere certi riposizionamenti (Tosi, Scajola, lo stesso Formigoni) appare abbastanza chiaro.

Dall’altra parte però non è che poi si sia molto più tranquilli: eventuali elezioni anticipate magari si vincono, ma poi?

Se il governo cadesse adesso, si troverebbero alle prese con i provvedimenti richiesti dalla Bce, che non hanno alcuna intenzione di avallare, un po’ per convincimento ideologico, molto  per mera convenienza elettorale. Figuriamoci: via Berlusconi si troverebbero, per l’ennesima volta, a operare i tagli “di macelleria sociale” imposti dall’Europa ( Infatti, nel manifesto che presenteranno il 5 novembre, fra le 10 cose che propongono non ce n’è nemmeno una di quelle richieste dalla Bce. In compenso, c’è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, dopo che pochi mesi fa hanno cavalcato il referendum che SI OPPONEVA a tale misura. So’ fenomeni)

Eppure sarebbe l’unica cosa ammissibile: se il governo cadesse, solo una guida autorevole (Monti?), e con un programma ben definito (le riforme imposte dall’Europa) potrebbe traghettare l’Italia alle elezioni del 2013, altrimenti, se fosse per governare secondo le ricette di Bersani e Di Pietro,tanto varrebbe andare a votare subito.

Cosa succederà?

Io la penso come Christian Rocca.

Ipotesi 1: Berlusconi adotta quei provvedimenti stasera, senza infingimenti e senza ulteriori buffonate. Improbabile.

Ipotesi 2: Berlusconi non lo fa e allora si deve trovare una maggioranza politica alternativa in Parlamento per fare queste cose ad horas e poi andare subito dopo alle elezioni. A occhio si tratta di un paradossale governo di centrodestra cioè berlusconiano, allargato al centro, forse mondato dalla Lega, non guidato da Berlusconi e con l’opposizione di centrosinistra che grida esattamente come adesso alla macelleria sociale e con i sindacati in sciopero generale. Possibile.

Ipotesi 3: Berlusconi non adotta quei provvedimenti necessari e non si dimette, anzi con un’ennesima acrobazia propone una mega tassa sui patrimoni, ovvero il medesimo ingrediente della ricetta dell’opposizione, di tutta l’opposizione, quella tecnica e quella politica, quella di centro e quella di sinistra, quella socialdemocratica e quella radicale. In questo modo, facendo esattamente quello che l’opposizione vorrebbe fare, Berlusconi frega l’opposizione, i mercati se ne fregheranno perché la patrimoniale non risolverebbe nulla e alla fine a rimanere fregati saremo noi. Probabile.