Suicidio in vista

L’unico lato positivo di una leggina bipartisan salva-elezioni, è che almeno non corriamo il rischio che vinca Penati. Per il resto, se il Pd la vota è un disastro: tra l’altro in cambio abrogano pure la par condicio, così Santoro torna in onda, ci fa un puntatone contro, e finisce che a farne le spese è solo il Pd.

Ma chi consiglia Bersani, topo gigio?

Lo spirito bipartisan esce fuori solo davanti alla moneta

Il consiglio provinciale di Taranto ha deliberato l’annullamento del divieto di cumulo delle indennità per chi ricopre doppio incarico amministrativo, ad esempio consigliere provinciale e sindaco,  oppure assessore.

Niente male.

Ah, votato all’unanimità, ovviamente.

Per gentile concessione dell’autore, Angelo Di Leo, pubblico l’articolo del Corriere del Giorno di oggi, martedì 16 Febbraio:

«Il Consiglio è sovrano» dice Mancarelli, facendo spallucce e allegando un ghigno eloquente.
Già, l’assessore ha ragione. Il Consiglio è sovrano. Ma la storia insegna che i sovrani sbagliano. E in alcuni casi hanno anche saputo riparare all’errore.
Quanto accaduto venerdì scorso in Consiglio provinciale ha del clamoroso per il metodo e per il merito.
Uscito Florido, che della maggioranza politica di quell’assise è il capo per giunta eletto, i consiglieri hanno deciso in aula di discutere e approvare la delibera che annulla il divieto di cumulo delle indennità.
Ovvero, per essere precisi, la delibera che ripristina il doppio stipendio per chi è consigliere provinciale e amministratore di altro ente (sindaco o assessore nel proprio paese, per esempio).
La delibera sulla quale Florido aveva chiesto di temporeggiare, praticamente di star fermi…
Invece no. Fecendo seguito ad una sentenza del Tar, riguardante un ricorso presentato a Lecce contro il divieto di cumulo imposto dall’ultima Finanziaria di Prodi, i tarantini tutti (da destra a sinistra) si sono approvati il via libera, con buona pace dell’austerità.
Inutile sottolineare le giustificazioni più o meno pubbliche date al provvedimento: troppe spese di benzina per i consiglieri pendolari, indennità ormai ridotte all’osso ecc. ecc… tratteggiando in pratica una figura sociale del tutto nuova: il consigliere precario. Dimenticando, però, che nessun medico di famiglia – a quanto ci risulti – abbia mai prescritto a chicchessia di candidarsi, farsi eleggere e sostenere spese aggiuntive al proprio budget ordinario o familiare.
In ogni caso, data la legittimità formale del provvedimento, la Giunta deve prevedere le somme necessarie per pagare l’indennità sinora evitata.
Non solo. Va rastrellata, infatti, anche una somma congrua per colmare il gap provocato dalla retroattività (altro capolavoro) prevista per gli ultimi due anni.
Non male, mentre (tanto per essere populisti ma veritieri) cassa integrazione e precariato riempiono le strade della protesta cittadina.
Non è questione di cifre (si tratta di quasi 200mila euro in totale) ma di opportunità politica e sociale. E non era il momento di deliberare alcunchè (altro errore strategico, cifra etica a parte) visto il voto alle porte.
Il Consiglio provinciale, però, ha un’arma. Si chiama “annullamento”: riconvocarsi, sedersi ognuno al proprio posto, alzare la manina e dire «abbiamo sbagliato». Sequenza alla quale assistere non sarebbe male.

(Angelo Di Leo)

Copio e incollo

Da Wittgenstein:

Niente è più intollerabile in questo paese, intanto. Ogni giorno sposta l’asticella più su. Pensavo che la delegittimazione della Corte Costituzionale da parte del Presidente del Consiglio avesse segnato di fatto la fine della Repubblica come la conosciamo. Non per ragioni simboliche o di democrazia, ma banalmente formali: se abolisci il senso dell’organo che stabilisce cosa sia giusto e cosa sbagliato, abolisci il giusto e lo sbagliato. D’ora in poi lo decidi tu. Se abolisci chi decide cosa dica la Costituzione, abolisci la Costituzione. Poi magari il paese funzionerà lo stesso, ma è un altro sistema politico. Non è più la Repubblica fondata sulla Costituzione. Ok? Ve lo siete segnato? Adesso potete tornare alle vostre occupazioni.
Ah, no, scusate: dovevo finire. Ieri la tv del Presidente del Consiglio ha pedinato e filmato un giudice che aveva giudicato un’azienda del Presidente del Consiglio, e ha mandato in onda il filmato suggerendo sospetti e imbrogli sulla base del niente. E qualche giorno fa il presidente del Consiglio aveva annunciato pubblicamente “ne vedrete delle belle” sullo stesso giudice, anticipando gli articoli che un suo giornale avrebbe pubblicato a proposito di una cena privata del giudice.
Non è più un paese civile. Ok? Ve lo siete segnato? Adesso scusatemi che anch’io ho la mia vita.

Ieri sera, in TV

flaviapLa vigilia di Ferragosto cosa c’è da guardare in TV? Sport, naturalmente. Oddio, su rai due c’era Calendar Girls, che la socia mi diceva essere molto carino, ma vuoi mettere?
Così ho prima gioito per la vittoria di Flavia Pennetta, e il suo ingresso nella top ten WTA, poi mi sono rovinato la serata guardando in differita l’ignobile, invereconda e umiliante sconfitta con la Francia per le qualificazioni agli europei di basket. Una partita da vergognarsi, davvero. Perdere si può, e con chi è più forte viene pure naturale, ma guardare quelle maglie azzurre vagare come fantasmi senza idee, senza energie né voglia né orgoglio, con il linguaggio del corpo di chi vorrrebbe essere ancora in vacanza, è stato davvero avvilente.
E così, per la prima volta dal 1961 (ma allora fu per scelta), l’Italia non giocherà gli europei.

Fiumicino, Italia

Questa mattina alle otto meno un quarto il mio amico nepalese S.T. è arrivato in aereo a Roma da Bangkok.

Per fargli avere il visto turistico – starà in Italia meno di un mese – avevo fatto tutte le pratiche richieste dalle legge: fideiussione bancaria, lettera d’invito e tutto il resto.

Ottenuto il regolare visto, dunque, S.T. è arrivato questa mattina a Fiumicino.

Alla dogana, ingresso per i non comunitari, i poliziotti di frontiera l’hanno ovviamente fermato e gli hanno chiesto i documenti, tutti perfettamente in regola.

Ciononostante gli hanno detto che doveva seguirli in una stanza riservata. Lo hanno fatto aspettare un po’ poi lo hanno fatto entrare in un’altra stanza, dove c’erano sei poliziotti.

Gli hanno fatto un sacco di domande (tutto normale, per carità).

E poi gli hanno chiesto 200 euro per uscire dall’aeroporto.

S.T. ha provato a opporsi, dicendo che aveva tutti i documenti in regola. Loro hanno risposto che non gliene fregava nulla, o sganciava i 200 euro o lo rimandavano a casa.

Allora S.T. ha telefonato, con il suo cellulare, al console che a Kathmandu gli aveva dato il visto. Questi gli ha consigliato di non opporsi e di provare a trattare sul pizzo.

S.T. allora ha trattato, offrendo venti euro, un decimo della richiesta. I poliziotti hanno riso, ma hanno risposto che siccome sembrava un ragazzo se la sarebbe cavata con un biglietto da cento.

S.T. glieli ha dati. Ovviamente, nessuna ricevuta.

E così è potuto uscire dall’aeroporto.

Io lo aspettavo fuori e quando mi ha raccontato questa storia mi è venuto il sangue caldo nelle vene. Volevo entrare a vedere in faccia gli estorsori in divisa, ma S.T. mi ha pregato di lasciar perdere, con tutta la fatica che aveva fatto a uscire, e poi voleva solo andare a casa a farsi una doccia.

Con S.T. nella saletta d’attesa della polizia di frontiera c’erano altre cinque persone, tutte provenienti da Nepal o Bangladesh. Non so se anche a loro hanno imposto il pizzo, ma ritengo improbabile che quello accaduto al mio amico sia stato un caso isolato.

Mi chiedo quante migliaia di euro si spartiscano ogni settimana i poliziotti di frontiera di Fiumicino.

Adesso, naturalmente, non so cosa fare. Vorrei fare un esposto in procura, ma il mio amico mi prega di lasciar perdere, ha paura che poi se la prendano con lui. Certo, cento euro per un nepalese sono quasi un mese di stipendio, ma tanto lui sa che non li recupererà mai. E poi sarebbe la sua parola contro la loro, quelli negheranno e nella stanza dove è avvenuta l’estorsione non c’erano testimoni neutrali. Senza dire che se mai dovesse partire un’inchiesta, non farebbero neppure in tempo a interrogarlo, visto che lui tra un mese sarà già tornato in Nepal.

Così oggi mi si è aperto un altro squarcio sul marciume di questo paese. Uomini che rappresentano lo Stato che estorcono soldi a soggetti deboli – gente che viene da Paese sfigati e che non ha idea dei propri diritti – con l’arroganza di chi sa che non verrà mai denunciato.

Chissà se il capo della Polizia Antonio Manganelli ha una vaga idea di come i suoi uomini presentano l’Italia, all’aeroporto di Fiumicino, nell’aprile del 2009

(Gilioli)

Complimenti vivissimi

Che le intenzioni fossero queste lo sospettavamo, in verità.

“Si è infine appreso che il Comune di Sava ha conferito un incarico professionale ad un tecnico per bandire in proprio la gara d’appalto per la raccolta dei rifiuti, nonostante il Consorzio Ato Ta 3 (di cui Sava fa parte) abbia pronto quello per tutti i 17 comuni aderenti.”

(Manduriaoggi)

Delirio

15:32 Berlusconi: “Eluana potrebbe fare figli”

Berlusconi: “Ogni sforzo per non farla morire. Eluana potrebbe fare figli”

(Repubblica.it)

Ecco, appunto

Andrea Romano sul “pacchetto sicurezza”:

La misura dell’autolesionismo leghista è tutta nella nuova norma fatta approvare ieri al Senato. Una norma da stato di polizia, che insulta la dignità dei medici italiani e introduce una clamorosa disparità di diritti nell’accesso al bene primario della salute. Ma soprattutto una norma inutile. Che nella migliore delle ipotesi non produrrà alcun effetto di contenimento sull’immigrazione clandestina ma che nel peggiore (e più probabile) degli scenari nasconderà sotto il tappeto un buon numero di patologie ormai di massa, sottraendole al servizio sanitario nazionale e mettendo a rischio la salute di chiunque si trovi a vivere in Italia.

Il cattivismo produce dunque un altro autogol. E lo fa per la stessa ragione di sempre: il voler rispondere alla nostra percezione di insicurezza con provvedimenti essenzialmente dimostrativi, di nessuna rilevanza reale sui fenomeni criminali ma di forte impatto propagandistico su quelle che si considerano le attese del proprio elettorato. Ma la vittoria della volontà di dimostrazione sulla capacità di repressione è poco lungimirante, nasconde i problemi invece di risolverli e crea nell’opinione pubblica aspettative di rassicurazione totale che nessun governo (per quanto cattivista) può seriamente garantire.

Al peggio non c’è fine

la norma che obbliga permette(*) ai medici di segnalare alle autorità gli extra-comunitari non in regola col permesso di soggiorno (“i clandestini”) qualora dovessero ricorrere alle cure di una struttura pubblica, è legge.

Non è solo razzista e discriminatorio, è stupido, soprattutto:

e un clandestino si ammala, non va più all’ospedale. E non avendo i soldi per una clinica privata, non si cura. Se è contagioso, diffonde la sua malattia. Se ha la scabbia o la Tbc o altre patologie – che magari si è portato dietro dal suo paese o si è preso nelle condizioni igieniche in cui vivono molti immigrati clandestini – diventa una bomba biologica che girà in metrò e per strada; e magari ha una moglie che accudisce un bambino milanese, o una sorella che fa la badante a nostra nonna, o un figlio che va alla scuola pubblica a Roma, e così via.

(Piovono rane)

Se questa vi sembra un’esagerazione, vi posso assicurare che fino a ieri, già solo per il timore che esistesse una legge simile, in farmacia abbiamo spesso dovuto sudare sette camicie per convincere extra-comunitari a ricorrere alle cure del 118, del pronto soccorso, o della guardia medica.

Sento parlare di norme spietate, ma la stupidità fa molti più danni della cattiveria, e questo è uno dei casi.

(*) in effetti, passato l’accecamento da sangue agli occhi, leggo meglio che non è un obbligo, ma una possibilità. Rispetto però al deterrente che questa norma costituisce a che i clandestini ricorrano alle cure delle strutture pubbliche, ciò è irrilevante.