A quanto pare, Bersani verrà incaricato da Napolitano di formare un governo.
La maggior parte degli osservatori ritiene quasi del tutto impossibile che riesca nell’intento di ottenere la fiducia. Anche l’ipotesi più favorevole, una fiducia basata dall’allontanamento dall’aula di parti del Pdl, o del M5s, determinerebbe di fatto un governo di minoranza, che non ci porterebbe da nessuna parte.
Dovesse fallire, cosa attualmente molto probabile, Napolitano affiderebbe al suo successore il compito di assegnare un nuovo incarico.
Bersani ha quindi una sola possibilità, e intende giocarsela sul famoso programma di otto punti, che trovate qui.
Bene, l’avete letto?
Ecco, io la penso come Luca Ricolfi, paro paro.
Che cosa vi troviamo, infatti? Fondamentalmente due cose.
Primo, un umiliante strizzare l’occhio a Grillo, con la ripresa di temi cari al Movimento Cinque Stelle (misure anti-casta, “banda larga”, “ottimizzazione ciclo dei rifiuti”, “recupero aree dismesse”, etc.), ma silenzio assoluto sulla sua proposta chiave (condivisa anche da Matteo Renzi), e cioè l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Su questo il punto 3 di Bersani si limita a dire: “Legge sui partiti con riferimento alla democrazia interna, ai codici etici, all’accesso alle candidature e al finanziamento”. Formulazione farraginosa e vuota, da cui si può dedurre solo che il finanziamento resta in piedi e si tratta unicamente di fissarne l’entità, in totale spregio del risultato del referendum che lo aveva abolito giusto vent’anni fa.
Secondo, una riproposizione, in molti punti e sotto-punti del programma di governo, del medesimo linguaggio usato in campagna elettorale, un linguaggio che, se (forse) ricompatta la base dei militanti, è invece del tutto controproducente quando si cerca di arrivare all’elettore normale, che non solo ignora il codice della politica ma lo detesta.
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Gli “8 punti” di Bersani grondano di leggi, norme, misure, piani, revisioni e rivisitazioni su tutto e su tutti: “misure per la tracciabilità”, “rivisitazione delle procedure di Equitalia”, “revisione degli emolumenti”, “legge sui partiti”, “legge sulla corruzione”, “norme efficaci sul voto di scambio” “norme sui conflitti di interesse”, “norme contro il consumo del suolo”, “norme sulle unioni civili”, “norme sull’acquisto della cittadinanza”, “contrasto all’abbandono scolastico”, “piano bonifiche per lo sviluppo delle smart grid”. Ma a chi parlate? E che cosa credete di comunicare, se non la vostra pretesa di occuparvi un po’ di tutto, e quindi la nostra certezza che finirete per combinare ben poco?